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Phyteuma italicum Arv.-Touv.

Sinonimi principali:
Phyteuma scorzonerifolium auct.
Famiglia:
Campanulaceae
Nome italiano:
Raponzolo italiano
Nome francese:
Raiponce d'Italie
Status:
+
Frequenza:
RR
Origine:
autoctona
Lista Rossa/Nera regionale:
NT
Habitat:
boschi secchi, boscaglie aride
Distribuzione

Raro e disperso ma forse anche poco osservato, sembra localizzato soprattutto nel cuore arido della regione. CAMERANO et al. (2007) lo segnalano genericamente nei querceti di rovere e nei castagneti in bassa valle, nei querceti di roverella, nella pineta endalpica, nei larici-cembreti, senza però indicare precise stazioni.

Piani altitudinali
piani altitudinali
Quota minima
1165 m - Charvensod, nel bosco a sud-est di Reverier (Bovio, Broglio & Ganz, 2019 - fot. !)
Quota massima
1700 m - La Salle, Morge, da Piginière verso il vallone del colle Battaglione Aosta (Pistarino, 2006 - MRSN) - cfr. anche nota
Note

Taxon già descritto sub Phyteuma scorzonerifolium Vill., recentemente TISON J.-M. & DE FOUCAULT (2014) in Flora Gallica hanno invalidato tale binomio in seguito al controllo del tipo di Villars conservato in GRM, che è risultato appartenere in realtà a Phyteuma michelii All. I due autori hanno adottato come nuovo binomio valido Phyteuma italicum, la cui descrizione è stata pubblicata da Arvet-Touvet nel 1887.
VACCARI (1904-11) escludeva questa specie dalla Valle d’Aosta, ritenendo che le segnalazioni storiche per il vallone di Laures (Ravera), Valgrisenche (Beyer), Cesère (Bérard), G.S.Bernardo alle Combes di Pra d’Arc a 1950 m (Favre, che la segnalò alla cascata di Pra d’Arc a 1950 m - cfr. FAVRE, 1874) e Gressoney-Saint-Jean (Briosi, che la segnalò a 1400 m - cfr. BRIOSI, 1892) fossero tutte errate e quasi certamente da riferire a Ph. betonicifolium; in particolare per il dato di BEYER (1891) della Valgrisenche Vaccari scriveva in una nota “Beyer dit clairement que sa plante possédait 3 stigmates. Par conséquent aucun doute qu'il s'agisse de Ph. betonicifolium Vill.” È probabile che lo studioso avesse ragione anche per gran parte degli altri dati ma non è da escludere che quelli relativi ai settori più caldi e secchi siano da attribuire proprio a Ph. italicum.
Il dato di Bérard per “Cesère”, che Vaccari nel suo catalogo assegnò alla zona 2 = Alpi Graie orientali forse arbitrariamente (Vaccari non ha mai conosciuto il segnalatore ed è quindi possibile che abbia trovato il dato in appunti di Bérard), è stato attribuito da PISTARINO & D’ANDREA, all’Alpe Tsesère, in destra orografica della Val di Cogne; essa è però posta a circa 2650 m, quota dove la presenza Phyteuma italicum è da escludere. Il toponimo indicato da Bérard è del resto piuttosto diffuso in Valle d’Aosta in diverse varianti, anche in località favorevoli alla presenza di questa pianta, quindi non è possibile determinare con sicurezza il preciso sito in cui Bérard segnalò la pianta.
È sicuramente errato un dato di MARI (1898) per i “monti fra Breuil ed il ghiacciaio del C. S. Théodule” in ambiente e a quote del tutto improbabili per questa specie.
In rapporto alla massima altitudine indicata per questa specie, PISTARINO & D’ANDREA (2015), nel capitolo dedicato ai dati piemontesi e valdostani di Phyteuma scorzonerifolium, segnalano un campione di Vaccari conservato in FI, raccolto sulle pendici della Becca di Viou a 2400 m; in base alla quota eccezionale per questa specie e al fatto che gli exsiccata del gruppo a cui appartiene questo Phyteuma presentano spesso problemi di identificazione, specie su esemplari in cattivo stato, si ritiene che il campione di Vaccari vada ricontrollato (Pistarino, in verbis).

 

Herb. (campione teste)
AO-N.SFV-1394: V. Comboé, 1998 - Bovio det., Pistarino conf.
Riferimenti bibliografici
BOVIO, 2014: 501; VACCARI, 1904-11: 581; FAVRE, 1874: 65; BEYER, 1891: 13; BRIOSI, 1892: 12; MARI, 1898: 21; KAPLAN & OVERKOTT-KAPLAN, 1985: 82; VARESE, 1996; BOVIO, 1998a: 163 (n. 191); CAMERANO et al., 2007: 111, 119, 131, 153, 219; PISTARINO & D’ANDREA, 2015: 424; BOVIO, 2015a: 177; BOVIO, 2016a: 140

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